Fabrizio Segaricci | D’arte e di pomodori

di Arianna Beretta

Fabrizio Segaricci semina. Pomodori e arte, senza distinzione alcuna perché in fondo non c’è nessuna differenza. Il procedimento e il risultato sono esattamente gli stessi.

Progetto Oskar nasce circa due anni fa durante gli attraversamenti di Segaricci nei dintorni del Lago Trasimeno, luogo protagonista di molti dei lavori dell’artista umbro, che si rende conto, con grande dispiacere, che i luoghi della sua infanzia, quelli dei giochi con i compagni, sono ormai diventati piccole discariche.
E allora proprio come fanno i contadini che puliscono il terreno dalle erbacce e dagli arbusti per preparare la semina, Segaricci pulisce dall’immondizia una piccola striscia di terreno che dà sul Lago. Una volta preparata la terra, ecco il momento della semina. Decide di piantare Oskar, una piccola pianta di pomodori perini, già coltivati in passato nell’area umbra.
E siccome la semina e soprattutto il raccolto dei frutti del terreno sono sempre stati un lavoro corale, Fabrizio Segaricci invita la popolazione locale a prendersene cura.
Lo fa con il suo modo gentile e coinvolgente: parla con le persone in piazza, al bar, per strada. Semplicemente dice loro che ha piantato dei pomodori e che c’è bisogno di qualcuno che se ne prenda cura.
Incuriosite le persone del luogo vanno a vedere e iniziano a dare prima l’acqua alle piante, poi il verderame, poi a pulire il terreno e infine a piantare altri pomodori. Oskar diventa un luogo in cui incontrarsi, chiacchierare e portare i bambini, che quasi non sanno dove crescono i pomodori che vedono al supermercato; i Magionesi riscoprono la bellezza di un brano della loro terra.
Le persone passano volentieri il loro tempo davanti a Oskar: gli adulti scambiano due parole e i bambini giocano; Fabrizio Segaricci costruisce allora “osservatorio Oskar”, una panca in legno su cui sedersi e godere del panorama. Oskar come luogo di aggregazione, di riappropriazione e di propagazione.
Una semina che ha dato i suoi frutti, visto che i pomodori vengono raccolti per farne dei barattoli di passata.

Una semina che ha dato i suoi frutti, tanto che Segaricci documenta l’intero processo attraverso fotografie e video: è dunque possibile “toccare con mano” quell’arte relazionale che qui funziona perché parte dalla gente, perché non viene imposta dall’alto come esperimento sociale o artistico. Il coinvolgimento della popolazione è spontaneo, segue un invito fatto tra una chiacchiera e l’altra, quasi sottovoce. E chissà che qualcuno non lo abbia preso per matto!

Semina e raccolta, coinvolgimento e diffusione, territorio e partecipazione. Il progetto di Fabrizio Segaricci, contadino sui generis, possiede forza e passione. Difficile non sentirne la fascinazione, difficile non provare il desiderio di diffondere Oskar fuori dalle nostre case.